Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici ai partiti – già drasticamente tagliati dalle manovre 2010-2011 – sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo e metterebbe la politica nelle mani delle lobbies.
Motivazione surreale, dopo quasi 20 anni di Berlusconismo durante i quali nessuno ha avuto gioco a sbugiardare il tiranno perché era alla sua ombra che si potevano tessere le trame più sordide e oscure.
Alfano è
il portavoce di una lobby istituzionalizzata e additata dagli avversari come palese: Berlusconi e il suo gruppo editoriale Mondadori-Mediaset hanno fatto affari per anni a spese nostre, interpretando le regole a proprio vantaggio: con quale titolo può venire a parlarci di pericolo per la democrazia se i partiti finissero in mano alle lobby?
Bersani è anche peggio: la sua lobby invisibile si chiama De Benedetti-L'Espresso, ma guai a farglielo notare altrimenti ti risponde che non è vero o tutt'al più che chi va alla guerra (con il tirannico Silvio) si deve armare. Nel frattempo il suo delfino Filippo Penati ha foraggiato lui e il PD con fondi neri e - a guisa di ringraziamento - è stato costretto all'oblio politico una volta scoperto, onde evitare che il suo caso trascinasse a fondo anche il partito.
Finanche Casini viene a farci la morale, pur essendo il campione delle istanze della lobby del Vaticano.
Ma - lamentano - se non li dovessimo più foraggiare, peraltro "dopo che gli emolumenti sono stati drasticamente ridotti dalle ultime Manovre", commetteremmo un errore drammatico, e metteremmo "la politica nelle mani delle lobbies".
Come se già non lo fosse, e peraltro neppure le basta (come dimostrano le recenti vicende di inchieste per corruzione a carico di figure di qualsiasi colore politico, dalla Lega a Vendola).
Che ci volete fare? Del resto "Sono Partiti". Sì, ma di testa!
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