martedì 7 febbraio 2012

Come tu mi vuoi?

Ascolto, e rilancio (nell'ottica di un sano riferimento alle fonti, troppo spesso dimenticato dai professionisti), le parole del ministro Cancellieri:

Gli italiani sono fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa città e magari accanto a mamma e papà, ma occorre fare un salto culturale (per avvicinarsi alle esigenze produttive del mondo moderno, come si potrebbe evincere dal resto del contesto che però vi risparmio)

Tanto strenuamente ho difeso il Presidente del Consiglio, Mario Monti, quando ha parlato di #monotonia del #postofisso, quanto vigorosamente stigmatizzo questo ragionamento. Per una semplice ragione: mi chiedo, infatti, "Come tu - Governo - mi vuoi?".

Portiamo, anche in Europa, l'idea che il debito privato (molto basso) dei cittadini italiani sia un motivo di vanto, una tra le ragioni che tengono a galla l'intero Paese nei marosi della crisi del debito sovrano il cui contagio si è diffuso partendo dalla Grecia.

Ora..


Il debito privato basso, credo, è possibile perché è stato accumulato del risparmio nel passato, risparmio che oggi viene "passato" alle generazioni più giovani e - sempre più - povere che sono spesso in difficoltà nella ricerca di una prospettiva di lavoro serio e giustamente (non "molto": ci basterebbe il "giustamente") retribuito. Vogliamo - già che siamo in ballo, balliamo anche noi - guardare anche alla voce "politiche per la famiglia", generalmente inesistenti o comunque tra le prime fonti di spesa ad essere tagliate?

Dottoressa Cancellieri, semplificando e cercando di non tediare oltre i miei venticinque lettori, dico: se vogliamo che gli italiani divengano più europei, abbandonino mammà e papà precocemente e provino a spiccare da soli il volo, forse è il caso che progettiamo un sistema parimenti più europeo di retribuzione del lavoro, invece che lasciare che i giovani si avviluppino nei meandri di un continuo apprendistato professionale (quando non dello stage con rimborso spese): un contratto a progetto in Norvegia è retribuito tra due e tre volte quello che viene proposto in Italia, sfido io che poi "quelli" ce la fanno (ma, per cortesia, non mi si dica che noi invece non ce la vogliamo fare);

se non siamo in grado di offrire asili nido e scuole ad un costo accessibile per i suddetti apprendisti/stagisti.. precari in generale, ci illudiamo che i giovani possano staccarsi da mammà e papà che sono però anche gli unici ad offrirgli un aiuto quando arrivano i figli?

O preferiamo piuttosto che in questa nostra prospettiva europea le famiglie si indebitino per delegare ad altri la cura della prole in orario di lavoro, spostando il problema in là di qualche anno?

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