mercoledì 18 gennaio 2012

siamo tutti Schettino

eccolo, abbiamo trovato il capro espiatorio!

Non sono qui per difendere il comandante Francesco Schettino, grande protagonista del naufragio della Costa Concordia all'Isola del Giglio: ha sbagliato a cambiare rotta; ha peggiorato la situazione fuggendo dalla nave anzitempo, quando invece ci sarebbe stato bisogno di lui per coordinare le operazioni di salvataggio; ha perso qualsiasi possibile attenuante dichiarando di essere "scivolato in una scialuppa", quasi che fosse successo suo malgrado.

Però, attenzione
a non farne il solo capro espiatorio, buono giusto per accanirsi - con il famelico appetito che distingue i media - e così farci evitare di analizzare quello che invece potrebbe essere il vero problema.

Noi italiani siamo così, Francesco Schettino è l'immagine che diamo quotidianamente di noi al mondo ben al di là delle tragedie più drammatiche. Lo conferma il comico americano Andy Borowitz su Twitter, commentando:


That boat captain may be banned from the cruise industry but he has a bright future in Italian politics. [Andy Borowitz]
Ossia: il capitano della nave potrebbe essere radiato dalla marina ma lo attende un futuro luminoso nella politica italiana
Ci piace ricevere gli applausi perché con una manovra un po' (ora sappiamo: troppo!) ardita usciamo dal seminato col desiderio di regalare cartoline indimenticabili ai passeggeri; dicono che Costa Concordia non dovesse essere lì dove si trovava, ma pare lo facesse puntualmente per distinguersi dagli altri vettori.

Ci piace trovare lavoro perché siamo "amici di" e "parenti di", al di là delle reali competenze; non dico che un capitano selezionato mediante rigidi parametri sia garanzia di sangue freddo nelle situazioni più scabrose (una nave da crociera non naufragava da anni, è normale pensare che sia sicura e inaffondabile e dunque perdere la trebisonda quando qualcosa gira nel verso sbagliato), ma la sensazione di dilettantismo e malafede che emerge dall'ormai famosa telefonata con la capitaneria denota che il buon Schettino non aveva se non le minime competenze per guidare una nave, peggio che mai una nave di quelle dimensioni; un po' come quando a Linate i controllori di volo non sapevano l'inglese: prima li abbiamo messi lì, poi abbiamo scoperto che possono fare 118 morti in un colpo solo.

Ci piace (scusate il francesismo) "fare i froci", sì; ma a patto di usare "il culo degli altri".. Tutti trovano normale che un capitano debba tenere il timone fino all'affondamento del vascello; poi però, quando si calano nel compito che è di loro responsabilità, sono anche capaci di interpretarlo - senza meraviglia, anzi risentendosi se questo provoca meraviglia - come ha fatto il buon Francesco Schettino, salvo condannarlo sulla pubblica piazza: padri che scappano dalla responsabilità di aver fecondato una donna; imprenditori e liberi professionisti che fuggono dal Fisco lasciando che siano i soliti a pagare; eccetera eccetera.

Se invece che alimentare lo scoop e lo sdegno, ci interrogassimo su quelle volte che "siamo tutti Schettino", forse troveremmo uno spunto buono per migliorarci e fare in modo che tragedie come è questa non accadano più.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tutto verissimo, ma questi comportamenti hanno una ragion d'essere per il fatto di non avere il giusto deterrente di una severa punizione. Lo ripeto anche qui: in altri tempi, quando la marineria era una cosa seria, un capitano come schettino (la minuscola è voluta) sarebbe stato processato da una corte marziale insieme ai suoi degni ufficili di bordo, e impiccati sull'albero di maestra di qualche nave ammiraglia, alla presenza di tutti i parenti delle vittime. La selezione dei capitani era "naturale": o eri bravo e prudente o se ti salvavi dal mare finivi appeso per il collo, punto. Peccato che queste belle tradizioni siano passate di moda, e i risultati sono quelli che si vedono.
Questo naturalmente vale anche per tutti gli altri ambiti politici e sociali: chiaramente non sto inneggiando a forche alla Robespierre, dico semplicemente che coloro che si dimostrano indegni della pubblica fiducia andrebbero estromessi per sempre da ogni attività pubblica, almeno per non continuare a far danni.
Un saluto.