mercoledì 4 gennaio 2012

IL cattivo esempio

si fa un gran parlare dei costi della politica. Esorbitanti, non son certo qui per contraddire il sentire comune, specie rispetto a quanto questa si sia dimostrata in grado di offrirci in cambio, e non può non farci rabbia il pensiero che ci sia stata una levata di scudi bipartisan in difesa di privilegi che forse prima bisognerebbe dimostrare di meritare (che poi 'sta storia che prendono 16mila euro lordi, ossia - dicono - 5mila netti, puzza di bruciato: com'è che c'è un prelievo fiscale vicino al 70%?).

Eppure c'è di peggio, ed è una cosa che dovrebbe farci indignare anche di più. Come rivela il sempre livoroso (e per questo poco apprezzabile) quotidiano Il Giornale, che con il titolo odierno si è almeno in parte rivalutato almeno ai miei occhi, c'è un buco nero grande 90 miliardi di €uro nel pubblico bilancio. Lo alimentano
i debiti dello Stato nei confronti dei fornitori, ossia aziende private che gli vendono i materiali (pensiamo ad esempio a chi fornisce le siringhe agli ospedali, tanto per), e penso questo sia IL cattivo esempio cui porre immediatamente rimedio se vogliamo cominciare a ridare un briciolo di credibilità ad istituzioni che - per quanto mi riguarda - l'hanno pericolosamente persa.

La ragione di questa mia opinione è presto spiegata: se lo Stato è il primo a non pagare, figurarsi cosa possono fare imprenditori senza scrupoli nei confronti dei loro fornitori; lamentando che "c'è la crisi", e che "anche lo Stato lo fa" possono riuscire a procrastinare i pagamenti anche se magari hanno in cassa tutti i soldi per saldare i debiti; dopodiché, magari, dichiarare fallimento e fingersi nullatenenti (basta intestare tutto ad altri, o altrove) riuscendo così ad eludere completamente il debito, mentre il debitore comincia a non avere più l'ossigeno per sopravvivere (perché per fornire un prodotto, invece, lui l'ha dovuto pagare, sotto forma di salario ai dipendenti).

Peggio ancora se a questa catena si aggiunge l'anello del dipendente: il padrone lamenta che chi doveva pagargli un servizio non l'ha fatto, dichiara fallimento e lascia sul lastrico il povero lavoratore e la sua famiglia, mentre va a godersi i soldi da un'altra parte o fondando un'altra azienda (consapevole che poi, se un giorno dovesse essere necessario, il "giochetto" si può replicare). Peccato che, per contro, a nessun dipendente sia concesso il dichiarare fallimento..

1 commento:

Anonimo ha detto...

Parole sante! Niente da aggiungere, purtroppo non sono discorsi per sentito dire ma vissuti direttamente sulla nostra pelle