giovedì 3 gennaio 2013

lo statista

mi odierete tutti, come odiate lui, ma considero Mario Monti l'unico statista in campo nella prossima contesa elettorale. Non so perché non siete d'accordo con me; neppure vi condanno per questo, a patto che non siate di quelli - stolti, secondo un proverbio che mi pare fosse orientale - che guardano il dito e non la Luna:

"ci ha alzato le tasse" vi sento lamentare, quasi dimentichi che prima dello statista al Governo ci fu uno stragista; dovremmo sapere bene come è andata, ricordare chi ci impose 3/4 dei 100 miliardi di manovre piovutici addosso negli ultimi 3 anni, non fossimo un popolo piuttosto indulgente e così sclerotizzato da aver evidenziato in più occasioni devastanti problemi di memoria.

Fossimo un popolo attento, poi, non potremmo non inorridire davanti ad un'affermazione - una in particolare - del premier in pectore, Pierluigi Bersani.



Di Renzi, che lo sfidò alle primarie del centrosinistra, disse: "aspetti il suo turno"; di Monti ha pensato più o meno la stessa cosa, "non si fosse candidato avrebbe potuto ambire alla Presidenza della Repubblica". Io ci vedo un po' di voglia di spartirsi le fette di potere, anziché offrire quel servizio al Paese che mi illudo ancora la politica debba dare. Un leader così non lo posso volere (eppure è una brava persona! Non mi capacito, invece, delle "intuizioni" del suo ghost writer)

Monti? "dopo questa mia salita in politica, vedo più difficile poter essere indicato come nuovo Presidente della Repubblica". Manca un "embé, chissenefrega" che il prof. non può logicamente dire e si limita a pensare, ma che mi convince a seguirlo dacché mi ha dimostrato di non essere bullonato alla poltrona e invece distante da quelle logiche di lottizzazione che hanno caratterizzato la Seconda Repubblica ad un livello più capillare (benché basso) rispetto a quanto abbiamo visto durante la Prima.

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